Egr.dottori,

sono un ragazzo di 31 anni e in passato ho avuto due esperienze di attacchi d'ansia e momenti di depressione, che sono stati curati con SSRI (escitolapram). Sono sempre stato un grande "pensatore", cioè mi incastro nei problemi fino a che non riesco a risolverli, ma ci sono problemi che non riesco, ovviamente, a gestire, e questi pensieri mi provocano grande dispendio di energia; in questi due momenti di ansia e depressione mi succedeva proprio che la paura di avere di nuovo gli attacchi mi avevano procurato depressione.

Sono sempre stato molto sensibile agli psicofarmaci: sertralina mi procurò grave depressione e insonnia per un mese, poi il dottore me lo cambiò con cipralex che attualmente prendo a dosi minime. 

Devo dire che l'umore è buono, ma in entrambe le volte in cui ho preso in maniera continuativa tale farmaco ho sempre avuto problemi prima sessuali (soffro da sempre di eiaculazione precoce, e mi ritrovavo, nei mesi che prendevo dosi piu alte, ad avere nullo qualsiasi desiderio sessuale); diminuendo le gocce, la mia forte apatia e ottundamento emotivo è diminuito, ma ho come la sensazione di non riuscire ad amare.

Ho una relazione stabile da 10 anni e improvvisamente tanti dubbi, tanti problemi, e zero emozioni. Inoltre non noto più alcun tipo di energia positiva: adrenalina, sensazioni positive azzerate, così come quelle negative. Insomma, piatto.

Volevo provare con l'omeopatia, ma il medico che mi segue non approva. Dice che non ci sono basi scientifiche, documenti in merito, ma solo il caso.

E' possibile risolvere questi problemi con l'omeopatia? Voglio una vita di nuovo normale!

E' possibile passare dagli psicofamaci alle cure omeopatiche? E' vero che potrebbero peggiorare la mia situazione, facendomi tornare gli attacchi nel primo periodo?

In Internet le notizie sono contrastanti, alcuni parlano solo di effetto placebo. Testimonianze ne avete?

In attesa di un vs riscontro, pongo cordiali saluti e vi ringrazio.

Marco

 

Gentile Marco,

partiamo dalla fine della lettera e diciamo subito che i medici omeopatici sono prima medici convenzionali; essendosi diplomati nelle università statali. Significa che hanno tutte le basi e le capacità discriminanti per stabilire l'efficacia di una terapia o meno. In generale, per mia esperienza, i negativisti della medicina omeopatica si nascondono dietro il termine scientifico senza conoscere altro. Dietro questo termine "scientifico" c'è il laboratorio di chimica che vuole trovare nel rimedio omeopatico quello che non c'è ovvero la chimica. Detto ciò, e non scomodando la storia e le statistiche sulle epidemie di malattie mortali curate con la medicina omeopatica, lei avrà visto come la medicina omeopatica non venga pubblicizzata dai suoi operatori. In effetti non ha bisogno di farlo in quanto, nonostante gli attacchi contro l'omeopatia, più di nove milioni di italiani la usano e decine di migliaia di medici ex convenzionali la professano e gli Ordini dei medici hanno istituito elenchi in cui detti medici sono iscritti per aver frequentato corsi, oltre alla laurea classica, di medicina omeopatica.

Riguardo alla sua sensibilità agli psico farmaci e agli aggravamenti denunziati questi sono coerenti con la sua personale idiosincrasia e ai siti di azione del farmaco che in definitiva agisce in modo depressivo sul SNC con la finalità di alleggerire le sue sensazioni di ansia. Naturalmente tutto ciò avviene supponendo, nella realtà del malato, una alterazione biochimica in eccesso o in difetto da regolare.

Siccome ogni malato di ansia è uguale solo a se stesso ne risulta che i farmaci selezionati a questo scopo possano avere contro indicazioni in questo o in quello.

Nel paradigma della medicina omeopatica la diagnosi di ansia o di depressione non viene isolata per affrontare la scelta terapeutica ma il medico, nella sua indagine passa dal generale al particolare ovvero peculiare del malato inteso come unico ed unitario nel suo percorso di vita sino all'attualità. Il rimedio di cura dovrà essere analogico a questo dinamismo del malato e quindi si adeguerà in modo specifico e senza danni.

Operativamente tutto ciò è semplice in un organismo che mostra i primi sintomi. Mentre lo svezzamento da farmaci divemta più complesso.

Se lo crede abbia un approccio con un medico omeopatico nella sua zona perchè, oltre alle generalità di questa mia risposta che si basa su sue notizie scritte, possa valutare con maggiore attenzione, con la presenza del malato un iter terapeutico adeguato.

Cordialmente e auguri!

dott. Carlo Melodia